Una canoa armata a vela latina

Una canoa armata a vela latina

Parliamo di canoe e scialuppe, fra sicurezza e avventura

Storia e Cultura

13/10/2020 - 14:42

“Rob Roy”, la canoa di Mac Gregor, è stata costruita dal sig. Forrest, di Limehouse, costruttore della Royal National Lifeboat Institution. È stata quindi realizzata come una scialuppa di salvataggio.

“Sapendo quanto sarei potuto dipendere dai remi di tanto in tanto – affermava Forrest - la mia inclinazione era di limitare la sua lunghezza a circa 18 piedi, ma il signor White, il progettista, disse che portandola a 21 piedi (6,30 m) la canoa si sarebbe "presa cura di se stessa in una burrasca".

Pertanto quella lunghezza fu concordata e quella decisione non fu mai rinnegata; tuttavia non dovrei in alcun modo consigliare alcun aumento di queste dimensioni.”

Il brano citato parla del Rob Roy che è uno degli antenati della navigazione da diporto. Con questa canoa piccola ma ben zavorrata e dotata di ben 5 compartimenti stagni e armata a yawl, il suo armatore, comandante ed equipaggio, cioè il sig. John Mac Gregor, compì 3 lunghe crociere e partecipò al ”boat show” di Parigi del 1867 con la rotta Limehouse (Londra ) Dover, le Havre, Senna, Parigi e ritorno, percorsa in circa 100 giorni. Le memorie di questi viaggi divennero un best seller del genere viaggi/avventura.

Due cose mi preme sottolineare. La prima è di carattere tecnico mentre la seconda riguarda l’aspetto sociologico.

La prima: una barca piccola ma inaffondabile (per via delle paratie stagne) e zavorrata, era ritenuta molto sicura. Non a caso le navi, in caso di grave pericolo, calavano in mare le scialuppe che erano, per l'appunto, piccole barche a remi di legno. Le scialuppe di salvataggio hanno compiuto grandi imprese oceaniche, come quelle di Shakleton o del comandante Blight, del famoso Bounty. Erano scafi di piccole dimensioni, quindi, inaffondabili e stabili, con innegabili grandi angoli di sbandamento e provate doti di sicurezza. Al contrario, invece, le grandi dimensioni associate a poca stabilità e mancanza di compartimentazione, sono difetti che riducono significativamente la sicurezza.

Ma mi sta a cuore anche la questione dell'avventura in sé. Oggigiorno se uno va in canoa in Mozambico vive una grande avventura se, piuttosto, ci va a Rimini è un insignificante sfortunato. Penso invece che l'avventura, anche vissuta sotto casa, sia un bene in sé, in primo luogo perché propone un interessante modello di relazione sociale. Per vincere le asperità della natura, infatti, gli uomini si associano tra loro in vista del bene comune "per aspera ad astra", mentre per vincere e basta gli uomini si scannano. In secondo luogo l'avventura è uno dei divertimenti più sofisticati e remunerativi. La corsa o il ciclismo, l'arrampicata o la voga sono come la dama, ma l'avventura è una partita a scacchi.

Michele Ansaloni

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