Matteo Italo Ratti, Ad e direttore di Marina Cala de' Medici

Matteo Italo Ratti, Ad e direttore di Marina Cala de' Medici

Il posto barca, un investimento per l’armatore e per il turismo nautico

Portualità

29/07/2021 - 15:41

Abbiamo parlato di portualità con Matteo Italo Ratti, riconfermato lo scorso 17 luglio nella carica di amministratore delegato e direttore di Marina Cala de’ Medici, il porto turistico che sotto la sua gestione, dal 2009, ha realmente cambiato rotta. Oggi è uno degli approdi meglio organizzati e più attrattivi della Tostana, che si propone propone come una struttura molto vicina a un resort, dove soci e diportisti con le proprie imbarcazioni possono passare una vacanza in un ambiente riservato e protetto, fruendo di servizi di grande qualità.

Pressmare - L’estate è finalmente iniziata. Com’è il flusso di presenze nel Marina Cala dei Medici e in generale nell’area dell’Arcipelago Toscano?

Matteo Italo Ratti - C’è tanta euforia. Però… siamo senza gli stranieri. Tolti gli stranieri, gli italiani da soli, seppur numerosi, non riescono a fare 100. C’è molto spostamento sul charter, ma anche qui, attenzione. Potrebbe essere una bolla. Chi oggi si fa una crociera tra le isole dell’Arcipelago Toscano in charter non è un velista, ma un turista. E l’anno prossimo magari va a visitare i parchi americani.

PM - Però… il mercato della nautica sta andando a gonfie vele…

MIR - Risparmi e in genere soldi disponibili ce ne sono molti e dopo questo anno e mezzo di chiusure e anche di lutti, in molti sono inclini a comperare una barca, isola felice, covid-free. La barca sta andando e l’incremento della produzione e delle vendite si tira dietro anche il posto barca. Io sto notando una crescita della domanda sul lungo termine. I transiti stanno aumentando, o meglio riaumentando, ma non di più degli anni passati. La richiesta marcata invece è sull’affitto di due o tre anni o addirittura sulla richiesta di acquisto del posto barca. Prima la domanda d’acquisto era praticamente scomparsa e quella dell’affitto molto bassa. Quindi i prezzi sono in salita.

PM - È cambiata la domanda della dimensione del posto barca?

MIR - Sì. In particolare nella dimensione 13-16 metri. Il mercato delle navi da diporto non si è mai fermato. Quello che invece percepisco è un incremento nella fascia delle imbarcazioni. Torna l’investimento nella barca, intesa come “casa al mare” e ancor più oggi come rifugio.

PM - Il posto barca quindi è un investimento?

MIR - Dopo tutta la bolla polemica sulle concessioni, risolta con la sentenza del 2017, c’è una stabilizzazione, che porta all’investimento. Una persona che decide di investire supponiamo 800mila euro in una barca e il posto barca in affitto gli costa 16mila euro l’anno se a 100mila lo compera, con un investimento complessivo di 900mila ha risolto la sua situazione. Non siamo ancora nella logica dell’investimento come bene rifugio, ma siamo comunque nella logica della stabilizzazione: “da qui nessuno mi caccerà mai”. Se poi andiamo su dimensioni più grandi, diciamo chi ha una capacità da 10 milioni di euro, magari tre posti da 300mila euro li compera.

PM - Per affittarli?

MIR - Intanto per trasferire dei capitali. Per diversificare gli investimenti. E per una redditività prospettica. Un domani si potranno rivendere a prezzi più alti. Mal che vada il capitale rimane quello originario. Il mercato della nautica si sta stabilizzando e si stanno aprendo delle possibilità di investimento, che vanno dal semplice posto barca di 15 metri per l’armatore che ormeggia la sua barca a quelli che vogliono investire nella portualità con una prospettiva di crescita del capitale. Se riuscissimo ad arrivare a una stabilità fiscale, vedi Imu, e concessoria, le porte si aprirebbero anche agli investitori istituzionali. Se un fondo russo o cinese ha qualche centinaio di milioni da investire, la portualità toscana è un’ottima opportunità, per come è strutturata, per le sue coste, per l’attrattività che rappresenta.

PM - Alcuni importanti operatori si lamentano – argomento sempre vivo da decenni – che il turismo nautico in Italia sia sotto utilizzato e che le potenzialità dei nostri mitici 8mila chilometri di coste o giù di lì non riescano ad attirare i turisti potenziali come la Grecia o la Croazia. Dal suo osservatorio come giudica questi pareri?

MIR - Il mercato sta cambiando. Stanno arrivando i 35-40enni ricchi. Questi personaggi le barche le affittano. Nel passaggio generazionale non ci sarà più “ho la barca perché sono ricco”, ma “vado in barca perché è bello, è sicuro e divertente”. Ma la barca non la compero, la affitto, anche a lungo termine, non solo per una settimana.

PM - La polemica sull’Iva al 10% sui marina resort ha senso agli effetti del mercato? È un incentivo o non ne percepisce gli effetti?

MIR - Aveva un senso se la riduzione dell’Iva fosse stata utilizzata per abbassare i prezzi finali. Ma siccome questo non è avvenuto perché i prezzi sono rimasti uguali, con una marginalità superiore del 10% per il marina. Non si possono applicare le regole del turismo a un settore diverso. Quello che è necessario è fare chiarezza, dato che c’è chi applica il 10% solo ai transiti, chi lo applica agli affitti annuali, che fa un po’ il 10% e un po’ il 22%. In Liguria la Guardia di Finanza sta operando dei controlli piuttosto severi sul tema.

PM - Qual è in questo momento della stagione 2021 la situazione di Marina Cala dei Medici?

MIR - Cala dei Medici sta entrando nella fase del consolidamento. Siamo riusciti a trasformare una società tecnicamente fallita nel 2010, in un modello di gestione efficiente e positiva. Il modello di gestione va consolidato nel tempo e affinato per ogni vento e ogni mare.

PM - La rete dei porti toscani, di cui lei è stato un importante promotore, funziona bene?

MIR - È uno strumento – glielo dico con una parola di moda – olistico. C’è un tavolo rotondo e dei ruoli. Facciamo riunioni quindicinali dove parliamo di iniziative promozionali, di problemi gestionali, di fiscalità in modo molto trasversale e paritario. Non c’è un presidente che parla e gli altri ascoltano.

PM - Fate una promozione consortile a livello internazionale?

MIR - L’abbiamo fatta a Düsseldorf due anni fa. È la naturale evoluzione del progetto. Chi vuole venire a navigare in Toscana giustamente ci chiede “mi prenotate tutti i porti dell’area?”. L’organizzazione del consorzio andrebbe replicato a livello nazionale. Le attuali associazioni hanno uno scopo di difesa economica. Qui il consorzio ha uno scopo di rete, di offerta del servizio interconnesso e collegato. E c’è un vantaggio diciamo di “backoffice”. Se un utente non paga o è molesto in un porto, lo si segnala alla rete e gli altri porti si allertano. Il consorzio è una formula che mancava e che è nata da una necessità intrinseca del settore.

PM - Pensa che con un’attività consortile, come quella dei porti toscani, riuscirete ad aggregare anche altre marine sullo stesso modello e unirvi per promuovere tutto il sistema turistico nautico del Paese?

MIR - Il consorzio ha un peso politico elevato. La politica, in particolare regionale, lo tiene in considerazione, perché dietro al consorzio ci sono realtà economiche importanti. Quello che ora si dovrebbe fare è “Marina dell’Italia” in un consorzio interregionale. Ci è stato chiesto di pensarci.

Roberto Franzoni

           

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