Grand Soleil 72
Al timone del Grand Soleil 72, tra emozioni e comfort
Il Grand Soleil 72 non è il primo maxi costruito dal Cantiere del Pardo, ma è il primo di una nuova gamma di maxi yacht, di cui fa parte anche il 65 piedi che ha debuttato a Cannes, settore nel quale il cantiere forlivese ha scelto di ampliare la sua presenza forte del successo dei suoi modelli di media dimensione, dal recente 40’ al 44’ campione del mondo ORC fino al 48 piedi. In particolare, questa nuova gamma si propone di accompagnare l’armatore verso un maxi yacht di alto profilo, ma senza costringerlo a un salto eccessivo rispetto a uno yacht di lunghezza inferiore. Chi abbia già esperienza di altri maxi a vela sarà piacevolmente sorpreso, chi invece possiede altri modelli di Grand Soleil ritroverà lo stesso family feeling, ma declinato come si conviene a un maxi yacht.
Il Cantiere del Pardo ha dimostrato, negli ultimi anni, di avere un’ottima strategia industriale: non basta infatti proporre belle barche e saperle vendere, occorre anche riuscire a produrle e consegnarle nei tempi concordati, garantire l’assistenza e quant’altro, cosa tutt’altro che banale in periodi come gli ultimi anni, dove il boom delle richieste è andato di pari passo che le difficoltà nelle catene di approvigionamento. Così, per la nuova gamma maxi è stata creata una divisione appositamente dedicata, per beneficiare dell’esperienza di persone quali Franco Corazza, project manager per i GS Maxi, Nauta Yacht Design, che non ha certo bisogno di presentazioni, per il lay out generale, la coperta e gli interni mentre per la costruzione il Cantiere del Pardo ha acquisito la maggioranza di un cantiere altamente specializzato, Adriasail di Maurizio Testuzza che adesso costruisce solo la linea maxi di Grand Soleil. A questo team si aggiungono due progettisti strettamente legati al cantiere forlivese, Marco Lostuzzi per le strutture e, soprattutto, Matteo Polli, che sta disegnando l’architettura navale di tutti i nuovi Gran Soleil e vanta un palmares invidiabile nelle regate a compenso ORC. Sono già state vendute 5 unità di GS 72, il primo esemplare è il flush deck oggetto della nostra prova, il secondo, varato a giugno ’23 è invece in versione Long Cruise con deck saloon.
Progetto, costruzione e materiali
Le linee d’acqua del GS 72 riprendono la filosofia progettuale di Polli, basata essenzialmente su un attento studio per minimizzare la superficie bagnata, con entrate di prua fini che si avviano verso una poppa a calice che offre un’ottima stabilità di forma a barca sbandata. La pala del timone è singola, lunga ben 3,20 m e in posizione avanzata. La chiglia a T rovesciata è proposta con tre pescaggi fissi oppure in versione lifting (da 4,40 m può essere ritratta fino a 2,70 m). La versione da noi provata aveva la chiglia da 3,70 con siluro da 9 tonnellate ma esistono il pescaggio ridotto a 3,20 m oppure quella lunga di 4,40 m per le maggiori performance. Il GS 72 è costruito con la cura e l’attenzione necessarie per un maxi, in particolare si è cercato il miglior rapporto possibile tra performance e comfort. Il materiale è un sandwich di fibra di vetro in matrice di resina vinilestere a base epossidica impregnata con infusione sottovuoto. Il materiale interno al sandwich è PVC a cellula chiusa e densità differenziata, in modo da offrire maggior robustezza in aeree a maggior carico e leggerezza dove sia preferibile averla. Ma la finezza sta nelle fibre di carbonio unidirezionali con cui sono costruite la trave centrale di chiglia e le traverse su cui scaricano albero e sartie. I madieri e i longheroni sono rinforzati con fibra di carbonio. La barca disloca 31,5 tonnellate a vuoto, 36 ton in assetto di navigazione.
L’albero è un Axxon in carbonio passante, con sartiame e strallo – con avvolgitore incassato - in tondino mentre il paterazzo in tessile è sdoppiato a V. Inoltre è previsto uno stralletto per la trinchetta. Anche il piano velico riprende la filosofia di Polli, con l’albero arretrato per avere un triangolo di prua con maggior superficie, dunque più tela con aria leggera, e al tempo stesso una randa dalla superficie meno impegnativa. La randa è avvolgibile all’interno del boma, il fiocco autovirante con sovrapposizione al 110% ed è regolabile elettricamente dal timoniere con un pulsante sulla plancia.
A bordo: pozzetto, interni e la prova in mare
A bordo, il pozzetto è caratterizzato da due zone prendisole davanti alle ruote del timone, i divani e i due tavoli sdoppiati convergono verso il tambuccio creando un piacevole effetto prospettico. Tutto è particolarmente curato e proporzionato. La bassa tuga flush deck, molto elegante, prevede uno sprayhood ripiegabile utile sia nelle lunghe navigazioni che in rada. Si scende sottocoperta attraverso una scaletta in teak che è un piccolo capolavoro di ebanisteria e si accede a un quadrato ampio e luminoso, è improntato a uno stile sobrio ed elegante, così come il resto degli interni. Quelli dell’esemplare da noi provato sono in rovere, ma si possono anche avere in noce. Il GS 72 prevede il layout con l’armatoriale a prua, lontano dai rumori del pozzetto e del motore. La cabina doppia a mezza nave è probabilmente la più confortevole con mare formato. La cucina è posizionata sul lato di sinistra, entrando sottocoperta verso poppa.
“Panta rei” è il nome del primo esemplare di Grand Soleil 72, che abbiamo provato nella versione Performance nelle acque tra Liguria e Toscana. Panta rei, in greco antico significa tutto scorre, rappresenta l’eterno divenire nella concezione del filosofo Eraclito e di acqua sotto la veloce carena di Panta rei ne è scorsa davvero tanta nel corso della nostra giornata in mare. Spinti da una piacevole brezza tra i 10 e i 14 nodi, abbiamo rapidamente abbandonato il Golfo dei Poetia La Spezia per arrivare in poco tempo davanti alle coste della Versilia. Non si è trattato di un test in mare da due bordi, ma di una prova nella quale questo maxi fast cruiser ha dato dimostrazione delle doti per le quali è stato progettato: macinare miglia a vela in assoluto comfort per gli ospiti offrendo al tempo stesso emozioni a chi sta al timone.
La nostra prova è iniziata con una bolina in 7-8 nodi di brezza, dove Panta rei ha facilmente raggiunto i 7,5 nodi di velocità stringendo a 32° di apparente secondo gli strumenti di bordo. La barca si è subito rivelata morbida e piacevole da condurre, agile anche con poca aria, situazione tipica delle estati mediterranee. Le virate con il fiocco autovirante sono immediate e facili, soprattutto se si ha l’accortezza di sfruttare l’abbrivio nel letto del vento per rendere fluida la manovra. L’esemplare in prova era dotato di Code 0 avvolto e non di gennaker per cui ci siamo divertiti tra la bolina larga e il lasco stretto con prestazioni pari alla velocità del vento (7,4 di velocità con 7,4 nodi di vento con un angolo reale di 98° e un apparente di 48°). La brezza è poi salita a 11 nodi, con i quali Panta rei sotto Code 0 ha iniziato a cavalcare a quasi 10 nodi. Nella bolina larga di rientro il vento è salito a 15 nodi e la barca ha passato i 10 di log a 45° di apparente. In queste condizioni si assapora il puro piacere della vela, con la pala del timone che trasmette sulle mani tutta la forza dell’acqua, la conduzione che si fa più impegnativa ma la barca rimane sempre perfettamente sotto controllo.
Infine, la navigazione a motore: lo Yanmar da 195 CV a 2200 giri permette di navigare a 8,8 nodi che salgono a 10 a 3200 giri. Sottocoperta la barca rimane sempre silenziosa anche a motore, nell’armatoriale di prua, ad esempio, si sente solo un borbottio che non impedisce di godere dello sciabordio dell’acqua sulla carena.
Giuliano Luzzatto