CMC Marine lancia Stab 50: intervista al CEO Alessandro Cappiello
Abbiamo intervistato l’Ing Alessandro Cappiello, fondatore e Ceo di CMC Marine, azienda che nel 2025 toccherà il traguardo dei 20 anni di attività, da sempre focalizzata nell’ambito dei sistemi di controllo e stabilizzazione per i grandi yacht. Nel 2008, con il lancio del sistema Stabilis Electra, CMC Marine è stata la prima al mondo a brevettare e a lanciare sul mercato un sistema di pinne stabilizzatrici ad azionamento elettrico, tecnologia poi incessantemente sviluppata fino ai giorni nostri, foriera di numerose innovazioni come il software di controllo “Dia-Log”, brevettato in Europa nel 2013, seguito dal sistema di stabilizzazione e sterzo integrato di CMC, fino alla gamma di Waveless, che ha reso la tecnologia CMC Marine disponibile anche per barche più piccole, a partire dai 12 fino ai 35 metri: è un sistema di stabilizzazione con pinne attive, veloce, compatto, silenzioso e che ha bisogno di un livello di energia contenuto per poter operare.
Il focus dell’intervista a Cappiello, però, verte sull’ultima novità CMC, la pinna Stab 50, presentata durante i saloni nautici di settembre e dedicata a unità sotto le 500GT di stazza, per l’esattezza a scafi lunghi fino a 45 metri.
Alessandro Cappiello – Il nostro Stab 50, è un sistema totalmente nuovo a partire dall’attuatore, molto compatto, di dimensioni estremamente contenute, che può azionare pinne fino a 2 metri quadri di superficie. L'altra grande innovazione è la nuova forma di pala che abbiamo studiato in questi anni.
PressMare - Lo studio che è stato effettuato per progettare questo nuovo sistema di pinne stabilizzatrici è stato realizzato totalmente in-house oppure in collaborazione con università e centri ricerche con i quali avete lavorato in passato?
AC - La nostra collaborazione con il mondo delle università è sempre in essere, ma questo prodotto è totalmente frutto dei nostri investimenti, del nostro lavoro. Come avevamo annunciato al METS dello scorso anno, abbiamo rafforzato tantissimo il team di ricerca e sviluppo nella nostra sede di Milano, accrescendo ancora di più la capacità di fare del CFD interno, in azienda. La Stab 50 è il frutto di questo investimento, grazie ai nostri studi siamo riusciti ad arrivare a creare una forma molto innovativa alla pala cercando di dare risalto alla stabilizzazione all'ancora senza andare a penalizzare la stabilizzazione di navigazione.
PM - Guardando la pala Stab 50 si capisce che ha effettivamente una forma molto diversa dalle altre…
AC – È una pala realizzata in composito di carbonio e vetroresina, ha un profilo tutto nuovo a partire dal bordo di attacco fino alla corda dell’ala, quindi anche la forma è assolutamente differente da ciò che è stato realizzato finora.
PM - L’avete già installata?
AC - No, l'abbiamo appena presentata, la installeremo a brevissimo su barche di cantieri importanti nostri clienti da tempo, così avranno modo di valutare il primo e il dopo e l'innovazione che porta in dote. Abbiamo dato loro la priorità all’installazione perché con i loro uffici tecnici abbiamo da sempre un continuo scambio d’informazioni che aiuta entrambi e soprattutto porta all’ottimizzazione dei risultati, il miglior sistema di stabilizzazione possibile per la singola unità.
PM - A proposito di comunicazione, qual è il livello di compatibilità degli stabilizzatori CMC con i sistemi elettronici di bordo, con la strumentazione in plancia?
AC - Possiamo interfacciare le nostre applicazioni su tutti gli schermi dei principali player del mercato, Furuno, Raymarine, Simrad, Garmin… questo permette al cantiere, all'armatore, al comandante di avere una visualizzazione più completa su un solo schermo. Era importante farlo perché la caratteristica di CMC è di poter installare i propri sistemi su ogni unità, dalle imbarcazioni fino ai mega yacht di 80-100 metri. L'altra particolarità di questo nostro software non è solo l'integrazione negli schermi ma anche la forte capacità di memoria, possiamo registrare tutto quello che avviene sugli impianti CMC a bordo, siano essi stabilizzatori, thruster o timoneria.
PM - Un datalog che riversa informazioni su un database…
AC - Acquisiamo i dati, li comprimiamo e li mettiamo in uno storage dedicato, nella memoria del sistema. Questa memoria può essere richiamata in qualsiasi momento e l'idea è quella di metterla poi su un cloud consultabile anche da remoto, ovviamente rispettando tutta la privacy dell'armatore e del cantiere. Questo ci dà la possibilità non solo di controllare ma di poter intervenire ancor più tempestivamente di quanto facciamo quando emerge un problema. Se già oggi siamo in grado di assistere i nostri clienti a bordo nell’arco delle 24 ore con questa soluzione l’intervento potrà essere svolto ancora più velocemente.
PM - Si possono fare anche aggiornamenti software da remoto, come si fa con computer e smartphone?
AC - Si può fare tutto, è chiaro che bisogna avere il permesso di poter accedere, perché la privacy è importante. Però questo aiuta moltissimo ad avere tutti i dati disponibili e poi ci serve anche per altri sviluppi che presenteremo.
PM - Aiuta anche a predire possibili malfunzionamenti?
AC – Da sempre forniamo ai comandanti e ai cantieri le informazioni necessarie per mantenere in efficienza i nostri sistemi con dei messaggi di manutenzione programmata, quindi a bordo si sa già quando è prevista e quale tipo di manutenzione fare…
Registrando e salvando i dati, quando i nostri tecnici vanno a bordo sono già informati di ciò che è accaduto e la risoluzione dell’eventuale problema è anch’essa più veloce. Poi ci sono altre cose molto interessanti che stiamo sviluppando in questa direzione e che sveleremo in un futuro molto prossimo.
PM - Non può anticipare nulla?
AC - Beh, aspettiamo ancora un po'. Intanto le dico che proprio alla luce della necessità d’integrare sempre più i sistemi di bordo, continuiamo ad ampliare le nostre partnership. Al Cannes Yachting Festival abbiamo annunciato quella importante con Dometic con la quale abbiamo sviluppato una combinazione tra la loro timoneria e il nostro impianto pinne.
PM - Qual è il vantaggio?
Ci permette di continuare nel dare comfort massimo, ad esempio consente alle imbarcazioni di navigare sotto autopilota anche con mare di poppa o con andature portanti, cose che a volte è un po' più difficile, assicurando piena efficienza ai nostri sistemi di pinne. Insomma, non ci limitiamo solo a stare nel mondo CMC, ma ci stiamo sempre più aprendo anche verso altri player che hanno una presenza importante sul mercato. L'idea è sempre quella di collaborare, di partecipare e di non fermarsi sulla torre d'avorio.
PM - Voi fornitori avete forse più di tutti il polso del mercato, come sta andando?
AC - A me non sembra che abbia una flessione, almeno noi non la percepiamo. Abbiamo lavorato molto bene quest'anno, ora è chiaro che ci sia una flessione rispetto a due anni di mercato champagne, diciamo che è in atto una normalizzazione dei numeri. Io il paragone non lo faccio sul 2023, lo faccio su altri anni, sul pre-covid e per questo dico che questo mercato sta benone. Vedo piuttosto grandi i progressi fatti sul prodotto, barche molto belle e non parlo solo dal punto di vista estetico, ma parlo proprio dal punto di vista di architettura navale, di ingegneria, tecnico. Le nuove unità che si stanno producendo in questo senso sono molto molto belle. C'è un bel fermento, quindi non sarei estremamente preoccupato.
PM - Quanto esportate?
AC - Il 40% di ciò che produciamo è per l'estero ed è una quota che sta aumentando di anno in anno.
PM - Il Made in Italy identifica le nostre barche come prodotti di qualità, è lo stesso anche per le aziende che producono tecnologia?
AC - Il Made in Italy è un brand che molto spesso, anzi quasi sempre aiuta anche se penso che sia sentito dagli armatori più sul lato di design, sul bello che si percepisce a colpo d’occhio. Quando vedi l'arredamento di uno yacht fatto in Italia non smetti mai di stupirti, la qualità è molto alta. Per aziende come la nostra è diverso, non basta una visita a bordo per impressionare il cliente ma sono i tanti aspetti tecnologici a far emergere la qualità, l'innovazione, perché in Italia siamo dei grandi innovatori, molto più che in altri paesi. Io penso che ce la difendiamo molto molto bene.