Cipriani: “Nel DAME dei record bene anche le aziende italiane, ma potrebbero fare di più”
AMSTERDAM – All’ultimo METS Press Mare ha intervistato Davide Cipriani, designer, amministratore delegato della bolognese Centrostiledesign e unico membro italiano della giuria, di dodici esperti in totale, dei DAME Design Awards, premio sempre più prestigioso che quest’anno ha registrato un record di partecipazione, con 146 iscrizioni complessive, che hanno portato a 67 nomination.
Davide Cipriani, iniziamo parlando del DAME: lei è l'unico componente italiano della giuria e quest'anno è stata un'edizione particolarmente significativa per l’altissimo numero di partecipazioni. Come è andata?
Il DAME rimane uno dei premi più prestigiosi nel mondo della nautica a livello internazionale. Quest'anno in particolare è stato un evento molto pieno e ricco di nuovi prodotti, molto ben realizzati. Chiaramente in questa vastità riuscire a giudicare ogni prodotto per la sua logica non è stato semplice, dare un giudizio su un oggetto complesso come ad esempio un apparecchio elettronico o qualunque dispositivo che ha alle spalle degli studi avanzati dal punto di vista tecnologico. Fare parte della giuria del DAME comunque è sempre un'esperienza interessante, anche dal punto di vista professionale e personale, perché fa capire, comprendere e anticipare molte delle tendenze che si stanno imponendo nella nautica.
PM - Visto dal punto di vista di un designer, c'è qualche novità o qualche tendenza che l’ha colpita particolarmente?
DC - A livello di design è sempre molto complicato perché i prodotti meglio disegnati sono i prodotti più semplici, quindi hanno una funzionalità meno moderna. Permane questa grande diatriba tra il prodotto ben disegnato e il prodotto tecnologicamente evoluto, quindi si cerca sempre un buon match. Credo che il vincitore di quest'anno sia un buon esempio perchè è stato fatto un buon mix tra tecnologia e design exterior, quello che a noi fondamentalmente piace. E’ chiaramente una conseguenza del trend verso cui stiamo andando, con la tecnologia sta prendendo il sopravvento rispetto alla mera funzione, all'aspetto estetico. C’è da augurarsi che nei prossimi anni ci sia un'evoluzione anche a livello estetico in quei dispositivi che magari sono oggi molto tecnici e basta.
PM - In passato aveva rilevato come le aziende italiane fossero non molto presenti al DAME, forse non ci credevano abbastanza. Quest'anno è stato diverso?
DC - Quest’anno ci sono state più aziende italiane del solito. Secondo me però le major, chiamiamole così, non stanno ancora partecipando come potrebbero mentre credo che con i nostri prodotti ci sia la possibilità di fare una grande differenza. Tante volte probabilmente il fornitore non sa della possibilità di partecipare anche magari insieme al cantiere, oppure si decide di non farlo perché il prodotto che si ha in mente di preparare o di presentare durante il METS non è ancora pronto. Ma ritengo che il DAME sia una valutazione importante dal punto di vista del mercato, un contrassegno di qualità che poi le aziende potrebbero giocarsi meglio dal punto di vista commerciale e del marketing.
PM - Una critica che è stata rivolta ai prodotti del DAME 2025 è che i contenuti di design ‘puro’ non fossero sempre così spiccati: condivide?
DC - Torniamo a quello che dicevo prima: le qualità che deve avere un prodotto per essere giudicato spesso includono la tecnica, l’avanguardia, poi l'aspetto del design, poi ancora il green e la sostenibilità. Tutte queste caratteristiche a volte portano il prodotto a non essere così ‘iconico’ come ci piacerebbe che fosse. In questo caso bisogna forse cercare di creare una categoria ad hoc, che abbia la capacità di valorizzare maggiormente il prodotto principalmente dal punto di vista del suo aspetto. Oggi, ripeto, l’aspetto del design rimane un pochino ‘ibridato’ tra le molte altre specifiche che il prodotto deve avere.
PM - Passiamo alla sua azienda, Centrostiledesign: come si sta chiudendo l'anno?
DC - Il 2025 è stato un anno fantastico per noi, nonostante viviamo un momento di mercato diverso dagli anni passati, quando c’era stata un’esplosione. Noi restiamo entusiasti, abbiamo registrato una crescita e siamo effettivamente soddisfatti di come sta andando. Chiaramente dobbiamo fare attenzione a quello che succederà nei prossimi sei-dodici mesi, perché probabilmente ci saranno degli assetti che si modificheranno all'interno delle aziende più grandi con le quali collaboriamo, e alcune cose stanno già cambiando.

PM - Quali sono le maggiori con cui lavorate?
DC - Sono fondamentalmente tre quelle con cui abbiamo un rapporto più stretto, e cioè Azimut, Navico-Brunswick e Sunseeker. Con questi brand stiamo lavorando in maniera continuativa e questo ci porta sicuramente un beneficio.
PM - Quanto vale il mercato della nautica all'interno della vostra azienda?
DC - Noi nella nautica facciamo dal design puro fino a tutta la parte di engineering, passando attraverso l’analisi, quindi FEM, modelli e stampi. Centrostiledesign è un'azienda assolutamente incentrata sulla nautica, anche se abbiamo aperto un nuovo settore che è quello residenziale e ci occupiamo di interior ed exterior design per tutta la parte civile. Abbiamo Infine una parte che si occupa di macchine movimento terra e macchine agricole. La nautica comunque vale il 90% del nostro business.
PM - Quest’anno Centrostiledesign festeggia un compleanno importante, giusto?
DC - Sì, noi accendiamo i motori nel 1990 quindi oggi sono 35 anni che questa attività è in piedi. Si tratta di un'attività che nei primi vent’anni è stata l'azienda di famiglia, poi nel 2000 è passata sotto il mio controllo. Dal 2001 abbiamo aperto Centrostiledesign, che ha poi assorbito Studio Ti, l’azienda storica fondata da mio padre. Da venticinque anni siamo nella nautica e questo indubbiamente ha un impatto dal punto di vista del prestigio del nostro brand.
PM - Guardando a medio-lungo termine quali sono le prospettive per voi nel settore? Il segmento della cantieristica di gamma alta continua a tirare, voi pensate anche di allargarvi ad altri settori o resterete in questa fascia?
DC - Noi siamo fra le prime aziende al mondo a offrire questo tipo di servizio, integrando design ed engineering. Il mercato nautico è sempre stato altalenante, ha dei picchi e dei cali diciamo naturali e in questi venticinque anni abbiamo avuto modo di vedere quali sono i flussi. E’ un settore di appassionati, gente che fa acquisti molto emotivi e questo fatto indubbiamente porta ad oscillazioni. Ma questo non vuol dire che l'ingegneria abbia dei limiti, anzi più che mai nei momenti di calo le aziende cercano di trovare un fornitore che possa essere competitivo e che aiuti a tenere sotto controllo tutti i costi. Oggi mettere una realtà come la nostra a supporto di un cantiere è una modalità di lavoro più efficace rispetto a creare cantieri con uffici tecnici immensi che, nel momento in cui il lavoro o i modelli nuovi hanno un rallentamento, si traducono in uno spreco di risorse. Credo che nessun designer oggi possa fare a meno della logica di ingegneria, perché oggi i prodotti sono veramente molto più complicati rispetto al passato.
PM - Ci fa una fotografia finale di Centrostiledesign oggi, quante persone ci lavorano e come siete strutturati?
DC - Centrostiledesign è composta da quaranta persone motivate, che hanno un'età compresa tra i venticinque e i cinquant’anni. E’ un'azienda tutto sommato giovane, fresca: ha una divisione legata a modelli e stampi con venti persone, le restanti sono impiegate nell'ufficio tecnico nelle varie aree, e cioè design, engineering, analisi CFD, FEM e tutta la parte di certificazione e manuali di uso e manutenzione.
Riccardo Masnata
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