Superyacht Yard Ferretti Group, Ancona

Superyacht Yard Ferretti Group, Ancona

Superyacht Yard e CRN: orgoglio Ferretti, orgoglio per tutti noi

Superyacht

05/08/2019 - 11:49

Visita allo storico cantiere CRN di Ancona, oggi Superyacht Yard del Gruppo Ferretti

Entrare in un grande cantiere navale dove si costruiscono grandi unità da diporto, anche per l’avvezzo giornalista della yachting industry, è sempre un’esperienza estremamente interessante. Ne abbiamo visti e raccontati tanti, in tutte le parti del mondo e ogni volta, dopo aver varcato la soglia al termine della visita, annotiamo sempre qual è la principale sensazione che ne abbiamo ricavato. Nel caso di CRN, dopo aver terminato il press tour del cantiere dove si costruiscono le navi più grandi dell’offerta Ferretti Group, al quale appartiene, la parola che annotiamo è orgoglio. La usa spesso anche Alberto Galassi – CEO del gruppo forlivese – durante le sue imperdibili conferenze stampa, quando parla del cantiere di Ancona, quando racconta dei super e mega yacht che sforna.

Enfasi da copione di una press conference ben fatta? Stavolta no, la condividiamo appieno perché da professionisti del settore e da italiani, vedere, poter toccare con mano di cosa è capace un cantiere che produce puro Made in Italy, ce ne fa essere orgogliosi. La quantità di barche viste in una mattina, in costruzione e in consegna nella shipyard dorica, la varietà e la diversità delle unità a cui si lavora al suo interno, infatti, danno innanzi tutto l’esatta percezione dell’attuale successo della nautica italiana, intesa in senso generale e, soprattutto, del Gruppo Ferretti nell’ambito delle costruzioni di navi oltre i 24 metri di lunghezza, dove il Made in Italy è protagonista incontrastato degli ultimi 20 anni.

Grossomodo si tratta degli stessi anni del nuovo corso di CRN, nato nel 1963 come Costruzioni e Riparazioni Navali e passato sotto l’egida Ferretti nel 1999. Non certo una coincidenza. Sul cantiere di un tempo si puntò subito molto, investendo in uomini e strutture, per raggiungere due obiettivi: riprendere a costruire navi in metallo full-custom a marchio CRN; far crescere una nuova linea di prodotto, i Custom Line, barche semi-costum in quanto costruite in composito e quindi replicabili, ma sempre personalizzabili ai gusti del cliente. 20 anni di storia attraverso i quali il cantiere anconetano ha navigato da protagonista, varando diverse unità in metallo e tante in composito, ma anche vivendo le alterne fortune del mercato, momenti esuberanti alternati a quelli di crisi, che negli anni a cavallo del 2010 per la nautica fu addirittura epocale.

Ciò nonostante, anche quando gli armatori sembravano essere scomparsi azzerando il mercato, il cantiere non si è mai fermato, semmai è stato riorganizzato, gli sono state concesse nuove strutture per arrivare a essere ciò che abbiamo visto qualche giorno fa: una fucina di motoryacht extra lusso. Il Gruppo Ferretti ha stanziato importanti investimenti in quella che oggi ha il nome di Superyacht Yard. Inoltre, sono già pianificati ulteriori progetti per l’ammodernamento delle infrastrutture di terra e mare, che porteranno il cantiere ad avere una superficie produttiva di 80.000 mq, dei quali circa 27.000 al coperto – ben nove i capannoni già disponibili entro fine 2019 - dove oltre alle grandi navi CRN – fino a 100 metri di lunghezza - verranno realizzati sempre i Custom Line, ancora in composito, ma anche gli altri superyacht in acciaio, alluminio e fibra di carbonio del Gruppo Ferretti, i Riva e i Pershing di taglia maggiore nelle loro rispettive gamme.

Focalizzandoci su ciò che abbiamo visto il giorno della visita e che giustifica la nostra sensazione di orgoglio per la shipyard italiana, sicuramente da evidenziare è il numero delle barche viste in lavorazione. Custom Line: 13 motoryacht in costruzione più cinque in consegna, compresi la nuova Navetta 42, e i nuovi Custom Line 120’ e 106 della linea planante, che seguono le altre 30 barche varate nell’ultimo triennio dal brand: wow! Poi, da poco in acqua, il nuovo Riva 50 metri, il più grande Riva realizzato, con scafo in acciaio e sovrastrutture in alluminio. Oltre “Race”, ultimato e visitato, ad Ancona presso il cantiere navale Superyacht Yard di Ferretti Group è in costruzione lo scafo numero due. Quindi, il Pershing 140, anch’esso il più grande della sua gamma ma anche il primo Pershing in alluminio: ce n’erano due, uno in costruzione e uno in acqua alla consegna.

Infine CRN, che dopo aver varato due unità che portano la firma dello studio Zuccon International Project, Latona, M/Y 136 di 50 metri, e più recentemente il M/Y 135 di 79 metri – dopo Chopi Chopi di 80 metri, varata nel 2013, è la “vice ammiraglia” del brand – ha attualmente in costruzione altre quattro unità: M/Y 137 di 62 m che verrà consegnato entro l’anno; M/Y 138 di 62 metri, varo previsto per il 2021; il M/Y 139 di 70 metri e il M/Y 141 di 60 metri che saranno finiti per il 2022.

25 navi, tanta carne al fuoco o, se preferite, centinaia di milioni di euro di fatturato in maturazione, buoni per il Gruppo Ferretti, buoni per l’Italia, poiché si tratta per la maggior parte di motoryacht venduti all’estero, buoni per la città di Ancona dove, grazie alla presenza e alla crescita di questa e di altre shipyard dove si producono yacht d’eccellenza, cresce la richiesta di manodopera. Oltre 350 sono gli occupati diretti solo nel cantiere Ferretti, numero al quale si deve sommare la forza lavoro impiegata con l’indotto: difficile dare un dato esatto ma si tratta di migliaia di operai, amministrativi, tecnici e ingegneri ecc.

La cosa che colpisce ulteriormente, come scritto, è la varietà dei progetti che vede coinvolta la Superyacht Yard di Ferretti Group e nello specifico CRN. Tanti sono gli yacht designer che firmano i progetti del brand marchigiano e altrettanti sono i modi d’interpretare il lusso e l’esclusività fatti yacht. Sommati portano a un caleidoscopio di proposte che sembrano suggerire agli armatori “dicci qual è la tua idea di yacht e noi te la realizziamo”. Un modo di porsi al mercato tutt’altro che banale, visto che stiamo parlando di navi ovvero prodotti la cui complessità in termini costruttivi ha probabilmente pochi termini di paragone. Saperne fare uno diverso dall’altro, non solo in termini di design, è una raffinata capacità che, con i dovuti distinguo, ci fa venire in mente quella dei maestri orologiai che costruiscono, per la loro clientela più facoltosa e appassionata, gioielli di meccanica e preziosità su misura. Basta osservare ciò che attualmente viene costruito da CRN per averne percezione.

M/Y 137 è un progetto di Nuvolari Lenard caratterizzato da linee tese, un aspetto quasi marziale, dove la scelta di adottare una prua verticale non solo rafforza la personalità del concept ma massimizza la lunghezza dello scafo, favorendo le sue performance: i suoi due motori MTU 12V4000 M63 1500 Kw @1800 RPM, permettono di raggiungere una velocità massima di 16 nodi. Lungo 62 metri e con un baglio di 11,50 metri, dispone di cinque cabine per gli ospiti, tutte VIP, collocate sul ponte inferiore. Dei cinque ponti che caratterizzano la barca, quello superiore è interamente dedicato all’armatore, che per la sua vasta suite ha scelto l’affaccio verso poppa, dedicando, invece, la porzione prodiera a una lounge panoramica che, volendo, può essere condivisa anche con gli altri ospiti. Fra le personalizzazioni della barca, da segnalare la scelta di disporre il garage per tender & toys nelle sezioni di prua dello scafo, lasciando il volume di poppa al pieno godimento degli ospiti, con una beach area ragguardevole.

Vallicelli Design firma “She”, 70 metri di nave stavolta dagli slanci classici, costruita con scafo in acciaio e sovrastrutture in alluminio. La sua linea è pura e seducente come quella di una bella donna, dove le linee tese, fluide, fatte per esprimere dinamismo, si associano a tratti più morbidi, gentili, nella ricerca di una bellezza senza età. Come per le altre unità in costruzione, per le quali gli armatori hanno preteso da CRN vincoli di riservatezza assoluti, anche per il M/Y 139, oltre al commento al lavoro dello studio romano di Andrea Vallicelli e Alessandro Nazareth, possiamo aggiungere poco se non che avrà cinque ponti e che il suo armatore la utilizzerà per trascorrere lunghi periodi a bordo.

Altro 62 metri è il M/Y 138, caratterizzato da una cifra stilistica e concettuale completamente differente rispetto al precedente, espressa dallo studio di design Omega Architects guidato da Frank Laupman. Una collaborazione che ha tutte le carte per essere vincente, visto che l’archistar olandese ha già firmato un megayacht CRN, “Yalla” di 73 metri, varato nel 2014, che ha portato il cantiere a conquistare numerosi e prestigiosi award internazionali. Di Yalla e più in generale della felice mano del suo designer, ritroviamo stilemi anche in questa nuova unità, filante e sportiva nonostante i suoi generosi spazi interni ben mediati con aree esterne che sembrano essere molto godibili.

“La nave, totalmente custom -  sottolinea CRN - combina in modo mirabile l’infinitamente grande, dimensioni e prestazioni, e l’infinitamente piccolo, dettagli preziosi e funzionali.”

Oltre a ciò che è in costruzione, per dare ancora di più il senso di come CRN interpreti oggi il suo modo di costruire yacht di lusso e di affrontare il mercato, concludiamo questa breve carrellata con un paio di concept recentemente lanciati dal marchio.

Altra stella dello yacht design altro progetto diverso, stavolta riferito alla “nicchia” degli explorer yacht. Il progetto di chiama AlfaRosso, un nome evocativo del mondo dell’auto, realizzato da un designer che non ha mai nascosto la sua passione e ispirazione al car design: Francesco Paszkowski. Il concept viene proposto in tre lunghezze diverse – 45 metri, entro il limite delle 499 tonnellate di stazza, poi 50 e 55 metri – in tutti i casi dotato di una carena dislocante in acciaio. È una nave per chi vuole girare il mondo ma che interpreta il ruolo con standard da vero yacht di lusso, votato a far vivere il mare nel massimo del comfort di armatore e ospiti, lasciando loro il pieno godimento dell’ambiente. Una nave che regala un’architettura con geometrie molto caratterizzanti, dinamiche, che mettono in evidenza la spaziosità dei ponti esterni, soprattutto il main deck. Anche in questo caso la scelta progettuale prevede il garage per tender & toys nelle sezioni prodiere dello scafo, destinando la poppa allo sviluppo di un’area che diviene in vero trait d’union fra il mare e chi è a bordo.

Begallta è invece il nome dello yacht di 75m proposto sotto l’egida CRN dallo studio Lobanov Design. Grande caratterizzazione è data dalla sua prua reverse, uno stilema netto, un taglio che ritroviamo nella scolpitura delle fiancate della nave e nello sviluppo dei suoi ponti, che alla fine esprime forte personalità, da barca iconica.

Tutte queste navi, concept e progetti venduti e in costruzione, hanno un comune denominatore: i tecnici e i progettisti in forza al cantiere, capaci di sostenere le idee di design, soluzioni architettoniche e funzionali così diverse fra loro, rendendole fattibili e poi concrete con la loro realizzazione.

A loro, innanzi tutto, spetta il compito che ciascun progetto venga rispettato alla lettera, come da contratto, in termini di performance richieste, compito non proprio semplice per le navi di oggi sulle quali si deve mediare fra una richiesta di volumi e spazi sempre maggiori, così come di allestimenti ricchi e spesso pesanti, e certificazioni dove rispettare i limiti di gross tonnage stabilito è fondamentale. Tradizionalmente il Gruppo Ferretti e CRN, hanno sempre potuto contare su dipartimento engineering molto forte e strutturato. I loro sistemi di CFD – fluidodinamica computazionale – sono da sempre all’avanguardia, ma ogni singola carena, benché le sue doti siano predette dai software con approssimazione trascurabile, viene comunque portata in vasca navale affinché le sue prestazioni in termini di velocità e seakeeping, siano assolutamente certe. Uno scostamento fra il progetto virtuale, volutamente conservativo, e il reale della barca finita, che porta quasi sempre a favore di quest’ultima.

Garage a poppa, garage a prua, piscine disposte anche dove la logica non vorrebbe, helipad, discoteche, ascensori, balcony a scafo, terrazze a picco sul mare, vetrate immense che sembrano sorrette da nulla, sono solo alcune delle complicazioni, le più evidenti, che chi progetta le strutture delle navi CRN e del Gruppo deve affrontare. Si pensi solo ai chilometri di cavi, alle sofisticate pipeline, agli impianti di climatizzazione, di stabilizzazione, di domotica, ai locali equipaggi oppure, non certo ultime, alle engine room di questi enormi oggetti di lusso. Vanno progettati e costruiti come un immenso puzzle pieno di complicazioni, roba da far impallidire anche il migliore dei maestri orologiai.

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