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Perini Navi: davvero troppi 62,5 milioni, l’asta va deserta

Editoriale

04/08/2021 - 18:45

Altro capitolo della recente e travagliata storia di Perini Navi: è andata deserta l’asta indetta dal curatore fallimentare Franco Della Santa che prevedeva entro oggi, 30 luglio 2021, la presentazione delle offerte per rilevarne la proprietà del marchio ma soprattutto quella dei due cantieri che fanno capo a Perini Navi: lo storico di Viareggio, dove c’è anche l’edificio con il quartier generale, e quello di La Spezia, ex Cantiere Beconcini, facility profondamente ristrutturata qualche anno fa per venire destinata alle assistenze della flotta Perini e più in generale al refit di ogni tipo d’imbarcazione.

La base d’asta di 62,5 milioni di euro stabilita dal Curatore, si è evidentemente dimostrata eccessiva agli occhi di tutti i soggetti interessati a prendere il controllo del cantiere fondato da Fabio Perini, quelli che hanno reso la notizia pubblica, in primis Ferretti Group e Sanlorenzo - che, a febbraio, avevano appositamente creato una newco, fifty/fifty, pronta a rilevare il leader del mercato dei mega yacht a vela – quindi The Italian Sea Group e last but not least Palumbo Superyachts, ma anche altri pretendenti dei quali si vocifera da tempo e che pare abbiano preferito rimanere dietro le quinte, in attesa di momenti più opportuni per comparire.

Giusto ieri IBI, autorevole media internazionale specializzato nella comunicazione b2b, parlava di un probabile interesse per Perini Navi anche da parte del Gruppo Azimut/Benetti, mentre radio banchina nelle ultime settimane citava pure un potenziale investitore statunitense. Figura che alcuni hanno subito identificato con quella del magnate Larry Ellison, patron di Oracle e il vincitore dell'America's Cup nel 2010 e 2013, non fosse altro perché sua è una delle cinque imbarcazioni da ultimare, rimaste all’interno del cantiere di Viareggio, i cui lavori sono fermi ormai da molti mesi. Non sarebbe peraltro la prima volta che un armatore, pur di veder finito il proprio mega yacht, si compri anche il cantiere in difficoltà, ma la notizia, anche se clamorosa, non ha per il momento trovato alcun riscontro.

Probabilmente il successo riscontrato con la vendita dell’altro cantiere in carico a Perini Navi, quello situato in Turchia, la cui base d’asta era stata fissata a 13,5 milioni di euro ma che poi di milioni ne ha fruttati ben 30,6 – sborsati dal gruppo siderurgico turco Habaş Sinai ve Tibbi Gazlar Istihsal End - ha portato Franco Della Santa, nominato dal tribunale di Lucca, a sopravvalutare il valore degli asset italiani. Ergo, come diceva l’illustre Bartali, l’è tutto da rifare. Va indetta una nuova asta, con una base economica inferiore e che renda Perini Navi appetibile, o forse due oppure tre, dipende da chi a un certo punto reputerà congruo l’investimento e farà il rilancio giusto per prendersi tutto il piatto.

Riguardo i proprietari dei cinque scafi in costruzione, il curatore con loro è impegnato a raggiungere accordi per capire quale strada percorrere per poter salvare quanto già sborsato con le rate di avanzamento lavori e, soprattutto, come e dove far ultimare le loro barche. Quegli armatori che risulteranno aver pagato più di quanto dovuto per l’avanzamento lavori, saranno ammessi al passivo secondo le regole del fallimento ma, al contempo, tutti e cinque dovranno pagare i costi di assicurazione e custodia delle loro barche, rimaste all’interno dei capannoni Perini. Dovranno poi prendere una decisione su dove far completare i loro yacht, se in un altro cantiere oppure rinegoziare ciò che resta da costruire con i prossimi proprietari di Perini Navi, ma visto come si stanno allungando i tempi, questa seconda ipotesi appare sempre più remota. Intanto, proprio per questo, a Viareggio si sono susseguite perizie da parte di diversi player della cantieristica italiana, pronti a rilevare e terminare velocemente le costruzioni.

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