Il Gruppo Ferretti è sceso in Borsa sul listino di Hong Kong
Molti analisti finanziari fino a pochi giorni fa scommettevano sul fatto che l’incertezza creata dai venti di guerra, avrebbe sicuramente raffreddato il mercato delle matricole pronte allo sbarco sui mercati finanziari. L’Avv.Alberto Galassi e gli investitori che rappresenta–il Gruppoè controllato all’86% attraverso Ferretti International Holding Spa della cinese Weichai, con il restante pacchetto azionario suddiviso fra Piero Lardi Ferrari, figlio di Enzo, che possiede l’11,1%, il partner tecnico AdTech che ne ha il 2,79%, mentre i restanti decimali delle quote sono di Finvestments- la pensano evidentemente in maniera differente, visto che proprio oggi il Gruppo Ferretti, di cui è al timone dal maggio 2014, ha debuttato in borsa, stavolta in quella di Hong Kong.
Il Gruppo forlivese costruttore di yacht di lusso sia a motore sia a vela, ha infatti chiuso l'Ipo lanciata con un prezzo d'offerta a 22,88 dollari di Hong Kong per azione cioè 2,66 euro.Ne sono state acquistate 83.580.000, per un totale di 1.7771,4 milioni di HK$, pari a circa 206 milioni di euro, portando la capitalizzazione di mercato intorno agli 890 milioni di euro.
Secondo quanto riporta l’Ansa, Galassi avrebbe così commentato l’operazione: "Siamo orgogliosi che il valore di Ferretti Group, la solidità finanziaria dei nostri azionisti e il lavoro del nostro team, siano stati riconosciuti da un numero così importante di investitori globali. Grazie anche alla loro fiducia, continueremo a crescere con maggiore potenza e accelerazione. Siamo sicuri che riusciremo a cogliere ancora più opportunità, rimanendo leader nel settore internazionale dello yachting. Ferretti Group è la più importante società europea ad avere portato a termine con successo la quotazione in Borsa negli ultimi mesi: il mercato ci ha accolto con grande entusiasmo, come uno dei simboli del lusso italiano nel mondo".
Ricordiamo che, nel 2019, l’amministratore delegato del Gruppo Ferretti aveva già cercato di guidarlo in Borsa. Al tempo l’approdo era previsto sul listino di Milano ma l’operazione venne abortita all’ultimo momento dallo stesso manager, perché il collocamento sarebbe avvenuto a un prezzo molto più basso rispetto alla valutazione proposta.
Il valore delle azioni sarebbe dovuto essere compreso in una forbice fra 2,5 e 3,70 euro, pari a un equityvaluepre-aumento di capitale racchiuso tra 627 e 928 milioni di euro, corrispondente a una capitalizzazione compresa tra 727 e 1.076 milioni di euro.
Gli investitori, invece, arrivarono a offrire un prezzo di collocamento tra 2 e 2,5 euro ad azione, una quotazione ritenuta insufficiente.
“Il book è stato chiuso e allocato tutto, ma a prezzi bassi, perché i mercati non sono amici di nessuno, né in Italia né negli altri Paesi”, aveva dichiarato Galassi al tempo, aggiungendo che lo sbarco in Borsa sarebbe ripreso "dopo che avremo fatto vedere quanto valiamo e insieme a un nuovo socio, che potrebbe arrivare fino al 30% del capitale, come previsto per il progetto iniziale di IPO, per poi diluire la quota di tutti e tre i soci in caso di un nuovo tentativo di quotazione”.
Era fine 2019, l’ingresso dell’investitore non c’è stato ma nel frattempo è esploso il mercato: boom di vendite generalizzate e grande performance del Gruppo, che lo ha reso appetibile agli investitori, nonostante i venti di guerra.