Barbara Amerio, Gruppo Permare: Amer Yachts guarda al futuro
Il Gruppo Permare è la storica azienda nautica di Sanremo, impegnata da circa mezzo secolo non solo nella vendita di imbarcazioni nuove -gli Amer Yacths- e usate ma anche nelle attività di rimessaggio e refit di yacht, molti dei quali d’epoca e di grandi dimensioni. Il Gruppo, fondato da Fernando Amerio, vanta una conduzione familiare di ben tre generazioni, capace di realizzare una produzione artigianale di nicchia, con oltre 80 imbarcazioni custom realizzate in 40 anni per una clientela italiana e internazionale. La straordinaria dinamicità del Gruppo, oggi capitanato dai figli di Fernando Amerio, Barbara e Rodolfo, è oggetto di continuo interesse per noi appassionati del settore: ecco perché, in questo momento così particolare della nautica abbiamo voluto fare “il punto” della situazione proprio con Barbara Amerio, CEO del Gruppo Permare, Presidente di Confindustria Imperia e Consigliere di UCINA Confindustria Nautica.
Pressmare - Quasi 50 anni di storia che coinvolgono ben 3 generazioni. Qual è il segreto del vostro successo?
Barbara Amerio - Il Gruppo Permare è un “gruppo” nel vero senso della parola: siamo un team composto da tantissime anime che lavorano coralmente e che è nostra abitudine valorizzare correttamente. Il risultato del loro operato sono gli Amer Yachts, frutto di un lavoro congiunto e di grandi doti di solidarietà che siamo orgogliosi di poter affermare che ci vengono riconosciute dai nostri clienti.
Siamo una famiglia nautica che cresce e prospera, capace di rafforzarsi nel tempo superando le crisi cicliche che la nautica ha fronteggiato, specie negli ultimi anni. La più recente è chiaramente quella pandemica: fino a poco tempo fa, se mi avessero raccontato anche solo in parte quello che lo yachting avrebbe dovuto affrontare, e noi con essa, non ci avrei mai creduto! Quando un imprenditore si trova coinvolto in tali momenti di difficoltà globale, reagisce e prende decisioni sperando di fare la scelta giusta.
Per spronarci a decidere mio padre ci ha sempre detto “Hai il 50 % di possibilità di sbagliare ma una azienda senza iniziativa è destinata a soccombere”. E’ stata la necessità di prendere decisioni sempre più importanti che ci ha allenato e portato ad arrivare dove siamo oggi.
Ci siamo adattati a essere flessibili e rapidi nel cambiamento e questo ci ha consentito di evolvere e innovare.
PM - L'apertura al mercato internazionale non ha modificato l'impostazione familiare della vostra azienda: cosa apprezzano di voi i vostri clienti?
BA - Un’atmosfera familiare, un filo diretto senza intermediari da produttore a cliente: costruire yacht è un’avventura lunga che crea un legame e da modo ad ambo le parti, costruttore e acquirente, di conoscersi e approfondire una relazione che è destinata a durare nel tempo.
Essere italiani apre molte porte all’estero e i nostri prodotti sono sinonimo di Italia: abbiamo colleghi importanti ma noi siamo sempre rimasti una realtà di nicchia fatta di pochi numeri. Ognuna delle nostre barche riassume il meglio della qualità e investiamo molto in ricerca, che rappresenta un campo di distinguo; abbiamo anche un cuore green, ora così attuale, che parte da lontano per Amer e in tempi non sospetti.
Vantiamo una clientela estera fidelizzata che si rivolge a noi con continuità; parte di questi armatori deriva dai servizi di cantieristica che offriamo nel Ponente ligure, così vicino alla Costa Azzurra e al Principato di Monaco: due elementi geografici strategici fondamentali per internazionalizzare.
PM - Elevata customizzazione e attenzione per il cliente. Pensa che questo incida sull'elevato apprezzamento dei vostri prodotti anche all'estero?
BA - Una produzione contenuta permette di dedicare tanto tempo ai singoli clienti ed è certamente un fattore rilevante per consentire una personalizzazione avanzata; questo rappresenta indiscutibilmente un valore aggiunto, che viene apprezzato perché accresce il prestigio del bene, che diventa unico e riconoscibile.
PM - Quali differenze ci sono tra i desiderata degli armatori italiani rispetto alla clientela internazionale?
BA - Stili diversi, convivialità destinata alla famiglia contrapposta a un uso sempre più diffuso della barca per charter o come temporary office. Hanno tuttavia qualcosa in comune: le rotte! Il Mar Mediterraneo rimane la meta preferita per entrambi gli armatori e la massima concentrazione è in posti noti o privilegiati da rara bellezza, come la Sardegna e il sud Italia.
PM - Come si sono evolute le richieste degli armatori negli ultimi anni?
BA - Alle prestazioni si è contrapposto il comfort: una barca silenziosa con ambienti esterni generosi e tanta luminosità è il risultato dell’evoluzione, dove non mancano domotica e integrazioni negli impianti. Gli spazi sono studiati per essere ottimizzati e le finestrature diventano elemento stilistico e firma del cantiere.
PM - Abbiamo saputo che state approcciando a interior designer famosi. Cosa bolle in pentola?
BA - Crediamo fortemente nelle contaminazioni, come accaduto in passato con lo Studio Torregiani per un progetto degli anni 90’, con l’Arch. Albanese nella realizzazione di alcuni interni, con l’Arch. Tini che tuttora ci segue e che collabora in tandem con noi e in ultimo con lo studio di architettura Wilmotte & Associés, che ha portato il suo stile inconfondibile a bordo e che sta contribuendo a nuove idee.
Una bella iniziativa in vista con Talenti: lancerà la sua linea dedicata allo yachting che ci vedrà a stretto contatto con i suoi designer per condividere insieme una nuova filosofia; l’approccio non è nuovo ma lo sarà la chiave interpretativa del cantiere, in collaborazione con la committenza.
PM - Avete dei nuovi modelli nel cassetto?
BA - Dopo aver lanciato la 120, l’anno 2022 vedrà protagonista la 950 e F100 New Design; all’orizzonte nuove sfide ma è ancora prematuro parlarne...
PM - Corre voce che avete recentemente intrapreso la ristrutturazione di un vostro cantiere. E' vero? A cosa sarà destinato?
BA - In Italia la volontà di investire non coincide mai con i tempi tecnici della burocrazia. Il progetto era previsto da molto tempo, è stato ridimensionato per diventare operativo e proteggere dal mare una struttura cantieristica del Gruppo;prossimamente diventerà un sito all’avanguardia per alare superyacht sempre più impegnativi.
Per realizzarlo l’ingresso di nuovi soci: un’altra famiglia, che offre un approccio industriale provenendo da altro settore e che crede nella qualità dei servizi italiani verso una clientela estera che predilige il Ponente per trascorrere i mesi invernali.
PM - Boom di richiesta di barche nell'era del Covid: oltre al potenziamento del vostro capannone di cui parlavamo pocanzi, state pensando di acquisire/costruire/affittare nuove strutture produttive?
BA- Ci siamo guardando intorno, siamo in crescita e nella nautica gli spazi sono preziosi soprattutto in Liguria. Le nuove costruzioni sono legate alla logistica, servono spazi dedicati con accesso agevole e facilità di varo. Nelle politiche industriali, se si desira puntare sulla nautica bisogna puntare sulle infrastrutture.
PM - Negli ultimi anni i cantieri hanno ampiamente diversificato la loro offerta. Cosa ne pensa della moda dei catamarani?
BA - Offrono poca superficie di attrito e sono interessanti dal punto di vista dei consumi; hanno spazi non convenzionali e sono molto adatti per il charter. Sono ideali per la rada ma data la larghezza sono più difficili per gli ormeggi, come anche per le manutenzioni in cantiere. Rappresentano un campo neutrale dove motoristi e velisti possono portare la loro esperienza insieme. Personalmente lavorerei più volentieri su un progetto di catamarano a motore: abbiamo una richiesta molto particolare per un cliente che vorrebbe vivere a bordo di uno scafo simile…
PM - In che direzione sta andando il vostro approccio all’ambiente? Suo papà Fernando ha sempre guardato con attenzione e interesse allo sviluppo delle applicazioni dell'idrogeno, al punto da avviare un team di ricerca. Quali sono le sue considerazioni a riguardo?
BA - Assisteremo a un cambiamento epocale che vedrà protagonista la sala macchine. Siamo pronti alla sfida! Stanno nascendo delle collaborazioni nuove per quanto riguarda l’idrogeno mentre proseguiamo a braccetto con Volvo Penta per l’ibrido e nuove propulsioni. Puntiamo a utilizzare l’elettrico per uscire dal porto e stiamo avviando anche studi su biodiesel a bordo. Anche il sistema DeepSpeed – il propulsore navale idrogetto elettrico ad alta velocità ed efficienzaispirato all’aeronautica e sviluppato dalla start-up milanese Sealence, ndr - ha interessanti applicazioni per scafi di stazza più contenuta.
PM - Lei ha creduto fin da principio nel potenziale della start-up Gerris Boat, a cui abbiamo dedicato un nostro servizio. Vuole raccontarci qualcosa a riguardo?
BA - Conosco l’Ing. Massimo Verme da molto tempo e l’entusiasmo che ha messo nel progetto è stupefacente. Ha creato una squadra coinvolta nel progetto e il suo spirito è inarrestabile. Ora puntiamo ad avere un prototipo pronto per l’Energy Boat Challenge di Monaco 2022.
PM - I vostri clienti chiedono barche che impattino meno sull'ambiente? Sono disposti a spendere di più per avere una barca “green”?
BA - Sono imprenditori che investono come noi in prodotti o processi sostenibili per essere al passo con i tempi: perché non dovrebbero chiedere lo stesso quando valutano l’acquisto di un superyacht? Sono attenti all’innovazione e apprezzano il fatto che la nostra attività di ricerca sia all’avanguardia.
A tal riguardo abbiamo appena pensato uno stampo 4.0, idea che sta diventando brevetto. Sappiamo da sempre che gli stampi ben fatti danno qualità al prodotto ma superfici così grandi possono subire delle deformazioni anche quando sono esposte a temperature estive o invernali, non solo durante le lavorazioni. Tuttavia noi siamo in grado di ovviare a queste potenziali problematiche grazie all’utilizzo di file di sensori montate sugli stampi, volte a monitorare il processo costruttivo degli scafi attraverso un softwarededicato, capace di rilevare eventuali alterazioni anche durante il processo di fusione.
In caso di deformazioni date dall’usura potremo intervenire sullo stampo per mantenere invariate le caratteristiche e non alterare la qualità del prodotto intervenendo con stuccature che impattanodiversamente anche sui costi.
Lo stampo intelligente è della nuova 950 che è in fase di costruzione. Ci piacerebbe mostrarlo in anteprima a Pressmare.
PM - Da sempre impegnati nel refit, anche di importanti imbarcazioni d'epoca. In che misura questa specializzazione incide sull'attività del Gruppo?
BA - In passato abbiamo dedicato tempo e risorse a restauri conservativi di scafi a vela e motore, ci piace l’idea di recupero e messa in sicurezza di modelli che hanno fatto la storia. Si rivive il lavoro degli artigiani che hanno dato vita al progetto, mantenendo le tecniche e curando l’attualizzazione degli impianti per garantirne la sicurezza. E’ anche impressionante come a distanza di 60 anni si possano ancora reperire i ricambi originali dei motori, visto che la casa produttrice è rimasta in attività. Non sostituire ma mantenere e riparare: un fattore importante legato alla sostenibilità, per rendere i beni durevoli.
PM - Come vorrebbe che fosse la nautica del futuro?
BA - Una fonte di risorsa abbinata alla salvaguardia dell’ambiente; vorrei accelerare il processo di protezione delle aree marine e mettere in sicurezza le bellezze del Mediterraneo. Vorrei che i giovani puntassero sulle professioni legate alla nautica lavorando sulle competenze STEM, ne avremo terribilmente bisogno nel prossimo futuro!Vorrei un riequilibrio dei ruoli anche nella nautica perché il contributo femminile è fondamentale per evolvere e la squadra che include vince sempre.
Priscilla Baldesi