Southern Wind Rendez-vous in Porto Cervo

Southern Wind Rendez-vous in Porto Cervo

Un vento nuovo soffia sulle vele di Southern Wind, seconda parte

Superyacht

24/04/2021 - 21:13

Pubblichiamo la seconda e ultima parte dell'intervista al management del cantiere Southern Wind. La prima parte, pubblicata ieri, può essere riletta cliccando qui

Quali ritenete siano le caratteristiche che vi distinguono con maggior specificità dai vostri competitor?

Andrea Micheli: Crediamo che uno dei valori principali che ci contraddistingue sia la coerenza. 
Coerenza con il progetto imprenditoriale che ci siamo dati: le nostre scelte seguono costantemente un filone stabilito. Anche il catamarano è coerente con il nostro know how, lungo 90 piedi è della taglia nella quale siamo andati a posizionarci. Noi non ci metteremo a costruire dislocamenti pesanti né barche da regata pura.
Coerenza nei confronti del cliente: una volta discusso il design brief, ci impegniamo a far si che venga costantemente interpretato nella direzione del cliente, attraverso un continuo e attento controllo del processo produttivo affinché il prodotto finale sia coerente con le specifiche contrattuali.

Un’altra caratteristica è che sia la produzione che i servizi sono offerti dalla stessa società, a garanzia del raggiungimento del medesimo, alto, livello qualitativo. Assistenza tecnica, garanzie post vendita, refit, brokerage, charter, yacht management: nulla è gestito da società esterne che possono avere interessi diversi, non necessariamente allineati alla casa madre. Per esempio il team del customer care si interfaccia continuamente con il cantiere (viaggiando spesso a Città del Capo) e questo ha un valore aggiunto notevole, genera molta fiducia nei nostri armatori.

Marco Alberti: Riteniamo di saper ascoltare l’armatore, per poi guidarlo e assisterlo verso la barca che desidera lui, non quella che vogliamo noi. I project manager e i comandanti sottolineano questa nostra capacità e penso che tutto ciò abbia un grande valore.

Molti dei vostri armatori sono alla seconda o terza barca, al netto della qualità dello yacht cosa li spinge a rimanere ‘in famiglia’?

Andrea Micheli: la relazione di reciproca fiducia, la barca è un progetto che va avanti nel tempo, si generano rapporti che durano decenni. Nel corso degli anni la fiducia cresce e la familiarità si consolida a beneficio del processo decisionale, costruttivo e gestionale. Cito il caso di Ammonite, per il contratto della seconda, una SW96, abbiamo “fotocopiato” quello della precedente SW 82. Lo stile Southern Wind è in ogni suo momento ispirato alla discrezione, alla misura, a un linguaggio centrato sui fatti più che sull’apparenza.La vasta SWS community si fonda sull’understatement, sulla spontaneità, sulla condivisione di una comune passione per la vela, che è una scelta di vita e di relazione elegante e discreta. Realizziamo barche per veri yachtsman, nel senso più puro del termine.

All’inizio della pandemia, meno di un anno fa ma sembra passato un secolo, proprio tu Andrea hai potuto toccare con mano questo senso di appartenenza in viaggio per Antigua, per un Southern Wind Rendez-Vous…

Si, è un aneddoto esemplare. L’Italia è stata la prima nazione europea colpita dal Covid-19, in quanto italiano, pur arrivando direttamente da Città del Capo, io e una collega del Custom Care non abbiamo potuto salire sul volo transoceanico. Portavamo con noi alcuni pezzi di ricambio per delle barche e tutto il materiale necessario per la parte sociale del Rendez-Vous. In aeroporto l’armatore di Aragon, un Southern Wind 94’ da lui acquistato qualche mese prima, ci ha supportato offrendosi di mandare avanti il Rendez-Vous pur in nostra assenza… Siamo stati di fatto spettatori da casa di un nostro stesso evento! Oltre a questo armatore, colgo l’occasione per ringraziare ancora una volta Jim Schmicker di Farr Yacht Design e tutti i comandanti e le hostess per l’incredibile supporto ricevuto. Questo perché abbiamo una community esclusiva e coesa di armatori e comandanti che condividono non solo la tipologia di yacht ma anche lo stile di vita connesso: il piacere di stare assieme sul mare.

Il mondo della nautica, senza entrare nei casi specifici, sta mediamente reggendo bene all’impatto del Covid-19, quali sono state le difficoltà che voi avete dovuto fronteggiare?

Marco Alberti: in Sudafrica la pandemia è arrivata in seconda battuta quindi, forti dell’esperienza europea e italiana, ci siamo organizzati per tempo, per esempio con i turni separati. Operai e sindacati si meravigliavano, ma quando è arrivato il lockdown avevano già un comitato di gestione del Covid, implementato le procedure di sanificazione, eccetera. Abbiamo avuto un lockdown completo di 5 settimane, ma il danno è stato contenuto e siamo ripartiti subito a produrre in sicurezza. Abbiamo sensibilizzato la forza lavoro sui comportamenti interni ed esterni al cantiere, tanto che da maggio del 2020 a oggi abbiamo avuto solo 15 casi di Covid-19 su 250 operai. Tuttavia ci sono stati problemi di approvvigionamento con i conseguenti ritardi, ma abbiamo consegnato tutte le barche in costruzione, solo con qualche settimana di ritardo.

Qual è il valore aggiunto della multiculturalità di SWS, azienda italiana con proprietà internazionale e produzione in Sudafrica?

Andrea Micheli: Questa caratteristica è sempre stata presente, seppur la presenza di Willy Persico al comando dell’azienda desse un peso maggiore all’anima italiana del cantiere. Il nuovo corso vede invece un’azienda globale con proprietà europea e un cantiere crogiolo di diverse culture, sudafricane e internazionali: l’ufficio tecnico comprende per esempio 5 nazionalità diverse, a servizio di competenze differenti. Proprio il confronto tra le diverse culture è alla base della crescita in ogni ambito, questo è il nostro valore aggiunto. Non solo, avendo armatori internazionali, essi si trovano a interfacciarsi con un’azienda con mentalità internazionale, in grado di comprendere al meglio il background culturale di ciascuno.

Il maiden voyage da Cape Town al Mediterraneo per ciascuna barca prodotta è un vero tratto distintivo di tutti i SWS, che possono così dichiarare da subito di essere pronti per una crociera oceanica. Qualche armatore ha mai chiesto di rinunciare a questo battesimo?

Marco Alberti: Con il cantiere basato a Cape Town ne abbiamo fatto un tratto distintivo, 7000 miglia di viaggio appena usciti dal cantiere sono una dimostrazione fondamentale di affidabilità. Su 56 barche costruite, ad oggi solo 2 hanno rinunciato, ma l’ultima, l’SW96 Ammonite, è stata costretta a raggiungere l’Australia su un cargo a causa della pandemia e le relative restrizioni all’accesso in Australia per l’equipaggio. Un altro aspetto positivo dell’avere sede produttiva a Cape Town, è che quando un armatore ci raggiunge per vedere la sua barca in costruzione, riesce a vivere questa esperienza come un vero momento di distacco dalla vita quotidiana. Costruire una barca in Sudafrica significa anche poter scoprire e vivere le emozioni di un paese bellissimo, che ti coinvolge e predispone al meglio per godere del tempo dedicato alla tua futura barca.

In quanto produttori di yacht per lunghe navigazioni, avrete certamente ricevuto feedback non solo sugli aspetti progettuali e costruttivi, ma anche sullo stato di conservazione del mare. Sappiamo che SWS è impegnata anche sul fronte della sostenibilità…

Andrea Micheli: Nel 2018 con la “Southern Wind Academy”, un’iniziativa finalizzata a educare e sensibilizzare gli armatori, e non solo, ai valori della vela e del mare, abbiamo aderito alla Charta Smeralda promossa dalla One Ocean Foundation. Si tratta di un codice etico di buone pratiche per la salvaguardia del mare e in ottemperanza a questo impegno la diffondiamo presso i nostri comandanti e il loro armatori. Abbiamo inoltre appena aderito, ma senza voler fare troppo clamore, a un nuovo progetto sui temi della sostenibilità: siamo in contatto con All Atlantic Sail for Science, un gruppo di ricercatori che coinvolge anche l’università di Cape Town con lo scopo di monitorare lo stato del plancton a livello mondiale. Mentre gli oceani vengono monitorati sotto molteplici parametri, dalla temperatura all’acidità, la biodiversità non è ancora stata affrontata partendo dalla base della catena alimentare, il plancton appunto. Nel prossimo futuro i nostri armatori e comandanti, qualora lo desiderino, potranno effettuare la campionatura dell’acqua nei luoghi più diversi dove navigano, per esempio il Sud Atlantico è poco monitorato. A chi accetta viene fornito un kit e le istruzioni sul come operare per ricavare i dati e trasmetterli. SWS non si limita dunque al semplice supporto economico all’iniziativa, ma promuove una collaborazione fattiva.

Guardando al futuro, siamo stati approcciati in quanto costruttori in composito per realizzare un dimostratore in scala di una energy farm oceanica, dove l’energia eolica servirà per produrre in maniera sostenibile idrogeno dall’acqua marina. Si tratta di un progetto europeo enorme, ci stiamo interessando perché potrebbe offrire un contributo sensibile alle nuove forme di sostenibilità energetica.

Marco Alberti: Aggiungo soltanto che in cantiere poniamo particolare attenzione al carbon footprint, crediamo poi che le imbarcazioni a vela che si muovano rapide anche con poco vento prevengano l’utilizzo del motore per navigare. Inoltre stiamo offrendo l’installazione di un sistema propulsivo diesel-elettrico su ciascuno dei modelli che presentiamo, SW96, SW120 e il nuovissimo SW108 Hybrid.

SWS compie 30 anni, qual è la visione per i prossimi 30?

Andrea: Avrò 73 anni e conto che allora potrò confermare di persona di aver saputo continuare nella direzione che ci siamo prefissi oggi.

Giuliano Luzzatto
@gluzzatto

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