Bernardo Zuccon

Bernardo Zuccon

Bernardo Zuccon: l’architettura, un insieme di punti di vista

Yacht Design

01/08/2020 - 23:42

Zuccon International Project è senza dubbio uno degli studi di architettura e industrial design più prestigiosi al mondo. Eccellenza italiana dello yacht design internazionale, fondato nel 1972 da Gianni Zuccon e sua moglie Paola Galeazzi, entrambi architetti, in 48 anni ha firmato oltre 100 progetti per i cantieri più rinomati (Cantiere Posillipo Baglietto, Ferretti, Betram, Mochi Craft, Custom Line, Crn e oggi Sanlorenzo), contribuendo a scrivere le pagine più importanti della storia della nautica internazionale.

Dai loro tavoli da disegno sono uscite imbarcazioni cariche d’innovazione come il 60 metri J’Ade (primo yacht con il garage totalmente allagabile) e l’80 metri Chopi Chopi, ammiraglia dello studio, entrambi costruiti da CRN. Una realtà, ZIP, che ha fatto della multidisciplinarietà e nella contaminazione tra ambiti diversi della progettazione, non solo il suo credo, ma soprattutto la sua forza.

Perché l’esplorare e il percorrere nuove strade sono concetti fondanti di Zip e perseguiti con assoluta fermezza anche dai figli Martina (classe 1980) e Bernardo (classe 1982), che oggi sono alla guida dello studio di architettura romano. Ricercare nuove soluzioni e spingere sempre più in là gli orizzonti della progettazione, sono i loro punti cardine. Concetti che trovano espressione nell’SL102, primo yacht asimmetrico sviluppando un’idea stimolata da Chris Bangle, geniale car designer per il cantiere Sanlorenzo. E messa a segno dal giovane Zuccon.

Bernardo Zuccon, ci racconti della sua filosofia di progettazione, partendo proprio dall’asimmetrico: ritiene sia un progetto rivoluzionario?

Rivoluzione è una parola carica di significato: bisogna essere cauti ad usarla… È necessario portare rispetto per chi le rivoluzioni le ha fatte veramente. Diciamo che abbiamo fatto un percorso di sperimentazione tipologica. In pratica abbiamo esplorato il territorio delle tipologie abitative anche in campo nautico, come si fa nell’architettura civile. Con il concetto dell’asimmetria nautica siamo entrati in un territorio inesplorato, e abbiamo creato una nicchia di mercato all’interno di un contesto che era già altamente concorrenziale. In pratica, abbiamo svolto un’analisi architettonica partendo da un punto di vista diverso.

Una questione di punti di vista, quindi…

L’architettura si nutre di punti di vista diversi, è in questo modo che si creano suggestioni. Esattamente come accade nella fotografia: un luogo se ripreso da angolazioni diverse, e in tempi differenti, con il concorso della luce, suscita emozioni forti e sempre diverse.

Quindi, se parla di emozioni e di suggestioni, l’uomo è in primo piano…

Certamente, anzi, è al centro del progetto. L’uomo, quando progettiamo, è il nostro punto focale e il mare il nostro infinito. La mia è una formazione da architetto civile quindi la barca per me è un luogo esattamente come una casa. Le Corbusier, poeta silenzioso del razionalismo, ma ancor prima di lui Leonardo da Vinci, ci insegna che l’uomo è il riferimento di qualsiasi processo creativo. L’architettura in fondo non è altro che lo strumento per permettere all’uomo di vivere meglio.

Perciò ha pensato a una barca asimmetrica…

In realtà, non ci avevo mai pensato se non quando me l’hanno chiesto. Poi, quando abbiamo iniziato a parlarne, mi si è aperto un mondo e ho iniziato a credere fortemente in questo percorso. L’asimmetria nella nautica non è un concetto nuovo, ma ho pensato che potesse essere messa a servizio dell’uomo.

In che senso? 

L’architettura, come dicevamo prima, è un insieme di punti di vista. Attraverso l’asimmetria noi aumentiamo i potenziali scenari diversi (e quindi i punti di vista). Pensiamo di essere a bordo di uno yacht convenzionale e associamo questo concetto al mare: se guardiamo il panorama, sia a destra sia a sinistra, il nostro sistema nervoso percepisce la medesima relazione con l’esterno. Ma a bordo di una barca asimmetrica i punti di vista cambiano notevolmente. E questo per me vuol dire arricchire l’uomo di una nuova esperienza, ma anche  offrirgli alcuni vantaggi.

Quali sarebbero?

In primo luogo i metri quadri disponibili: il salone diventa più ampio, proprio perché viene eliminato un camminamento laterale esterno (sul lato di dritta è stato mantenuto un passavanti, mentre a sinistra è stato eliminato e portato sul tetto. Risultato: una configurazione asimmetrica che ha permesso di recuperare circa 10 metri quadrati di superficie negli ambienti interni). E poi, cosa non indifferente, si accorcia la distanza dal mare perché tutto l’ambiente si trova a ridosso della vetrata, ottenendo la percezione di stare sospesi sull’acqua pur restando all’interno.

Oltre all’uomo, quindi, la natura è uno dei punti nevralgici del progetto…

Certamente. E in architettura ce l’ha insegnato Frank Lloyd Wright: è stato il padre dell’architettura organica. Wright trova nell’armonia con la natura la sua fonte d’ispirazione. Fallingwater, la famosa casa sulla cascata, è il classico esempio di architettura che si fonde con la natura e della non necessità di simmetria nella costruzione di uno spazio. La Casa di Wright è caratterizzata da un caos solo apparente, perché in realtà in questo progetto c’è una totale armonia.  E questo credo succeda anche sull’SL102.

Che cosa rappresenta per voi questa barca?

Personalmente, al di là del suo successo (in arrivo c’è anche la sorella minore, SL96), questa esperienza mi ha fatto crescere professionalmente perché mi ha permesso di avere un approccio più elastico nei confronti del progetto. Le nostre nuove barche sono una derivazione di questa esperienza, non nel senso che saranno tutte asimmetriche, ma perché sono un’evoluzione nel modo di vivere la barca. In pratica, l’SL102 è stato un grande stimolo. C’è un pensiero nel Buddismo che ho fatto mio: ogni problema è una potenziale opportunità. E la mia è stata l’asimmetria.

Désirée Sormani

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