Naufragio del Bayesian, tra sensazionalismo e infodemia
L’albero del Bayesian si è rotto e ha causato danni allo scafo. L’albero è integro e lo scafo non presenta danni. La porta d’imbarco dei tender era aperta, no era chiusa. L’acqua è entrata dagli osteriggi, no l’acqua è entrata dal pozzetto. Bayesian è affondato di poppa, no è affondato di prua, no si è inclinato di 90° e così è affondato. Il Bayesian è stato preso in pieno da una tromba d’aria, no da un downburst, era un vento a 100 nodi, no 80…
Da quel tragico lunedì mattina in cui è affondato il Perini Bayesian, in cui sono morte sette persone, l’unica cosa che si è capita è che ancora non vi è nessuna certezza su come siano effettivamente andate le cose. La procura di Termini Imerese sta indagando e chiama a turno i 15 superstiti che altrimenti sono sigillati in un hotel per impedire fughe di notizie. Le poche testimonianze che sono state raccolte sono frammentarie, anche quelle di chi ha prestato i primi soccorsi. Si sono semplicemente accorti che il grande yacht che era ancorato in rada fino a pochi minuti prima, improvvisamente non c’era più.
Ciò nonostante passano i giorni e un fiorire di “esperti” apre bocca, lanciandosi in ricostruzioni che al momento si possono definire solo di pura fantasia. Dubbi sul progetto del Bayesian, dubbi sul suo albero, dubbi su come la barca fosse ancorata, se ci fosse qualcuno dell’equipaggio di guardia in plancia o meno, ma soprattutto sulla condotta del comandante nelle ore che hanno preceduto l’affondamento. Bayesian era pronto ad affrontare la tempesta, è stato fatto tutto ciò che era necessario per tenere la barca sicura? Anche se una risposta ancora non c’è e forse non l’avremo fino a quando il grande veliero non verrà riportato a galla, gli esperti sono pronti a scodellare le loro verità. Dal progettista che afferma “io una barca a vela così grande e con un albero così alto non l’avrei mai disegnata” all’esperto navigatore che mette in dubbio la stabilità della nave con la lift keel retratta, fino all’ingegnere che ipotizza la causa del disastro nell’ancora del Bayesian, non sapendo di questa né il peso né quanto calumo, quanta catena fosse stata calata in mare. Tantomeno sapere con certezza se il comandante abbia realmente manovrato a motore fino a fare in modo che la catena stessa finisse nelle eliche della nave strappandone gli assi.
Prima di sparare a zero sul progetto di Bayesian, varato come Perini Salute, qualcuno si è preso la briga di analizzarlo con attenzione, di chiederne le specifiche, non i dati e lo sketch contenuti nelle brochure on line, a chi l’ha disegnato? Qualcuno sa esattamente qual è il momento raddrizzante con la lift keel tutta su e tutta giù? Quali sono il baricentro e il metacentro della nave, qual è l’angolo di sbandamento massimo accettato dallo scafo, quali sono i sistemi di sicurezza presenti a bordo? Prima di parlare, qualcuno ha telefonato a Franco Romani, il team leader dei designer Perini Navi che al tempo sviluppò il progetto di Ron Holland fino a farlo divenire una nave costruita? Prima di avventurarsi in ipotesi che scaturiscono da indubbia competenza ma da zero conoscenza diretta, qualcuno gli ha chiesto lumi sul progetto? Lui probabilmente sa anche quante viti ci sono a bordo, forse una chiamata gliela potrebbe fare anche chi investiga sul caso del Bayesian.
Anche riguardo il comandante, prima di farlo passare per lo Schettino della Nuova Zelanda, ci vorrebbe più attenzione nel trattare la sua condotta. Quello che ha raccontato e che racconterà, dovrà essere vagliato nel dettaglio con riscontri oggettivi, tecnici, delle perizie scrupolose che possano far venire a galla la verità. E ciò potrà avvenire solo quando Bayesian verrà riportato in superficie, non ora che è sul fondo del mare.
Per lo stesso motivo, anche definire una nave inaffondabile, consentitecelo, senza aver ancora capito con certezza come e perché sia andata a picco, ci sembra al momento avventato. Al tempo lo fece anche Thomas Andrews Jr, amministratore delegato e capo del reparto di architettura della società di costruzioni navali Harland e Wolff di Belfast, parlando del suo Titanic. Poi sappiamo come andò a finire.
Piuttosto, dovremmo tutti pensare alle sette persone strappate alla loro vita, al dolore di chi ha perso i propri cari nella tragedia. Per adesso questa è l'unica cosa certa della vicenda.